Il restauro e quindi la restituzione dell’ex casa-stadio dell’Opera Nazionale
Balilla ai cittadini forlivesi, dopo anni di degrado e di abbandono,
si presenta come la migliore occasione per celebrare attraverso
un’esposizione la figura del suo progettista, l’ingegnere romano Cesare
Valle, architetto per vocazione e formazione. Valle ha portato a Forlì
negli anni Trenta, attraverso il veicolo dell’Opera Nazionale Balilla,
quella modernità “altra”, che significava il suo accostarsi al moderno
senza eccessi, senza prepotenti radicalismi, e infine per quel suo
modo di testare il contemporaneo attraverso la tradizione. Grazie alla
ricca documentazione conservata nell’archivio romano dell’architetto,
generosamente prestata per questa esposizione, si è potuto affrontare
per la prima volta e in maniera sistematica tutta l’opera svolta da Cesare
Valle a Forlì e nel suo territorio provinciale, comprensivo anche dei
progetti non realizzati. L’esposizione tenta di porre fine ad una diffusa
disattenzione storiografica verso una pleiade di ingegneri e architetti,
operanti nello spazio temporale compreso fra i due eventi bellici della
prima metà del XX secolo. Una disattenzione critica e storiografica
spesso frutto di una provinciale diffidenza verso una generazione di
professionisti ritenuti “minori”, ma che in realtà sono stati i veri costruttori
delle città: professionisti disponibili ad accettare la scommessa sia di
dare soluzione al complesso rapporto fra restauro e nuova architettura,
sia di adeguarsi all’internazionalismo europeo, sia infine di esprimersi
con spontaneità a maniere del passato, nell’ipotesi di trovare attraverso
di esse un linguaggio adeguato ai tempi moderni.
© 2015, pp.272
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