Genus Bononiae. Musei nella Città e Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna si uniscono alle celebrazioni per ricordare
i cento anni dall’inizio della Grande guerra.
1915-2015. Un secolo. Secolo “breve” e secolo lunghissimo, celebrato con la mostra monografica di un artista che ha
eletto il rapporto con la storia a sua cifra stilistica principale.
Scorrono le opere di Gian Marco Montesano: una ventina di tele inedite, realizzate dall’artista per l’occasione, e sembra
di guardare le immagini di un passato lontano, sepolto, fatto di trincee, baionette, filo spinato. Poi i drammatici eventi
di questi mesi ci dimostrano che il tempo sembra non essere passato, ricacciandoci nello stesso caos e nello stesso orrore.
Attraverso un realismo fotografico venato di nostalgia, egli ci restituisce una serie di ritratti congelati nel tempo, provenienti
da un immenso archivio di immagini, immenso ma ben riconoscibile e appartenente all’immaginario di tutti.
Montesano gioca con gli stereotipi e le figure retoriche, con il monocromo e i colori artificiali da cartolina: la crocerossina,
il bersagliere, l’alpino, Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti, attori come Kirk Douglas e Vittorio
Gassman. Simboli evocativi come i titoli delle opere stesse, che rimandano e citano celebri frasi tratte da canzoni popolari
dell’epoca.
Immagini apparentemente pittoresche, romantiche, piacevoli quasi, nonostante l’evidente tragedia del tema trattato. E
invece proprio l’iconicità di queste immagini contiene indirettamente la domanda fondamentale sul nostro rapporto con
la storia: cosa vogliamo che sia? Un semplice album di ricordi da sfogliare di tanto in tanto o, al contrario, un qualcosa
di vivo e di presente, che si rinnova giorno dopo giorno, e che, mostrandoci la strada che abbiamo percorso, sa indicarci
quella ancora da percorrere?
Fabio Roversi-Monaco
© 2015, pp.48
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