“Un buono stato di salute produce benefici in tutti i settori e nell’intera società e rappresenta una risorsa preziosa […]. Un cattivo stato di salute si traduce in uno spreco di potenzialità, è causa di disperazione e comporta perdita di risorse in tutti i settori […]. Mettere gli individui in grado di esercitare un controllo sulla propria salute e sui suoi determinanti rafforza le comunità e migliora la vita”. Sarebbe sufficiente tenere a mente queste affermazioni tratte da un documento non recentissimo dell’OMS per avere una idea chiara di quale possa essere il rilievo che la salute riveste nell’attuale sistema dei rapporti interni a ciascuno Stato.
È per questa ragione che occorre intervenire per fare in modo che le risorse finanziarie destinate alla sanità siano utilizzate per finalità di cura ed evitare meccanismi che le disperdano, come la cosiddetta medicina difensiva, ovvero le pratiche con le quali il medico si tutela nei confronti di eventuali azioni legali che possono seguire le cure prestate.
La possibilità di ricorrere (senza particolari filtri) alla giustizia da parte di chi ritenga di avere subito un danno derivante dalla condotta di un sanitario comporta infatti un considerevole spreco di risorse, in primo luogo per i costi molto elevati dei premi assicurativi utili a garantire l’esercente la professione sanitaria e poi perché può indurre il sanitario ad assumere atteggiamenti prudenziali che sfociano nell’effettuazione di prestazioni non necessarie, al solo fine di poter eventualmente dimostrare la propria non colpevolezza.
La pressante esigenza di interventi legislativi volti a disciplinare la materia, inizialmente oggetto solo di interpretazioni pretorie, ha portato al susseguirsi di ben due normative nel breve (per il diritto) volgere di cinque anni: il decreto legge 13 settembre 2012, n. 158 (vigente nella parte di specifico interesse dalla fine del novembre 2012 al maggio 2017) e la legge 8 marzo 2017, n. 24 (in vigore dal maggio 2017). I diversi capitoli della ricerca cercano di ricostruire la storia del sistema delle responsabilità e di evidenziare quelle che sono le maggiori problematiche a livello attuativo.
Carlo Bottari
ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico nell’Università di Bologna, insegna Diritto costituzionale e Diritto sanitario nella Scuola di Giurisprudenza.
Ha dedicato alcune monografie alla sanità pubblica e collabora alla organizzazione e allo svolgimento di diversi master in Diritto e Management sanitario.
Paolo De Angelis
vice dirigente nell’Università di Bologna, docente a contratto di Istituzioni di Diritto pubblico nella Scuola di Medicina. È autore di diverse pubblicazioni in tema di Diritto sanitario e legislazione universitaria.
© 2018, pp. 176.
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