Le attività di lavoro prestate attraverso piattaforme digitali hanno rapidamente guadagnato
spazio nell’economia odierna. Eppure sfugge, non di rado, la struttura giuridica della relazione
tra prestatori e intermediario digitale, tanto da rendere oltremodo incerta la disciplina
applicabile al lavoro. Questo studio riconosce, innanzitutto, la pluralità dei modelli
esistenti, provando a distinguere le ipotesi in cui la piattaforma fornisce servizi digitali
di intermediazione per prestazioni che assumono caratteri di effettiva autonomia, senza
disconoscere le molte circostanze in cui le specificità del modello tecnico-economico, in
virtù delle condizioni generali di contratto e delle regole concretamente applicate, consentono
di ricomporre le prestazioni e di imputarle alle piattaforme digitali. Così, alla luce
dell’elaborazione giurisprudenziale in tema di qualificazione dei rapporti di lavoro, diviene
possibile ravvisare, anche negli assetti organizzativi digitali, i tratti della subordinazione o
della collaborazione eterorganizzata. La varietà dei modelli giuridici utilizzati e le concrete
esigenze di tutela suggeriscono di ricorrere anche a un diverso approccio, che antepone
l’effettività degli interventi protettivi rispetto alla tradizionale questione qualificatoria. Non
viene infine tralasciata la verifica di adeguatezza e praticabilità della tutela sindacale e degli
spazi applicativi per gli accordi collettivi, pur complicata dall’assenza di uno statuto giuridico
predeterminato.
Annamaria Donini ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Diritto del lavoro presso
l’Università di Bologna, dove è attualmente assegnista di ricerca. È titolare di un contratto
di insegnamento in Diritto del lavoro e ha svolto moduli di insegnamento in Diritto della
sicurezza del lavoro presso il medesimo Ateneo. Ha pubblicato contributi in ambito giuslavoristico
ospitati in opere collettanee e riviste del settore..
© 2019, pp. 280
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