Quando Carducci arrivò a Bologna, nel novembre del 1860, non sapeva ancora che vi sarebbe rimasto fino alla morte, conducendovi quella che avrebbe più tardi definito "la vita vera".Bologna gli donò la pace e il raccoglimento negli studi, nella solitudine operosa della famiglia, che Giosuè non aveva mai sperimentato durante l’infanzia difficile nella Toscana granducale. Erudizione, poesia, magistero, attività politica, esperienza massonica, polemiche letterarie, affetti e amori, luoghi e "risorse" resero Carducci bolognese e fecero di Bologna, per sempre, una città carducciana. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, queste pagine raccontano e spiegano, accompagnate da un copioso corredo di immagini che ne fanno una sorta di "romanzo critico illustrato", le ragioni e i modi del progressivo rispecchiamento fra il poeta e la città.
Marco Veglia è ricercatore presso il Dipartimento di Italianistica dell’Università degli Studi di Bologna. Tra i suoi studi, oltre a diversi saggi su Dante, si ricordano i volumi sul Boccaccio (Il corvo e la sirena. Cultura e poesia del "Corbaccio", IEPI, 1998; "La vita lieta". Una lettura del "Decameron", Longo, 2000), su Carducci (Carducci e San Miniato, Aldus, 1999; Carducci al punto, Aldus, 2000), le edizioni di L. Viani, Il cipresso e la vite (Baroni, 2003), di A. Murri, Il cammino del vero (Carocci, 2003), di C. Fauriel, Dante e le origini della lingua e letteratura italiana (Forni, 2005) e di G. Carducci, Letture del Risorgimento (Bononia University Press, 2006).
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