Q ueste “Pagine del Mar”, questi quaderni di un’istituzione museale che si vorrebbe aperta, naturalmente, all’attualità nelle sue diverse opzioni e aspettative, ma al contempo attenta a non barattare
la propria identità e il rigore della ricerca nell’indagarne storia e ragioni, vogliamo credere che offrano una risposta inequivocabile, e diremmo proprio necessaria. Una risposta che pur mirando a conciliare l’esigenza della tutela e quella della valorizzazione, secondo una visione integrata, non intende derogare dal rigore di una prospettiva museologica. E sia pure allargata a diverse letture, per nuovi sguardi.
Un Pantheon per celebrare, more romano, i promotori delle Arti e i padri fondatori dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna. È quanto accade in una città di provincia, in quel tempo speciale in cui alcuni savants sognano, e poi realizzano, la nascita di un’istituzione di impianto napoleonico.
E allora, quando e in che modo si fa strada la rappresentazione del ritratto in marmo nella forma astratta di una testa su un pezzo di tronco? Una riflessione serrata sulle piste dell’etimo tenendo i bordi dei passaggi semantici che conducono al legame con il sepolcro, e alla funzione di monumentum, ma anche al rapporto con la parte anatomica a cui il “busto” allude, ci introduce alla fortuna di un genere.
L’invenzione della Memoria rappresenta uno snodo culturale tra Sette e Ottocento e investe i grandi temi dell’arte, della formazione artistica, della tutela, del rapporto con il potere e la sua rappresentazione.
Riaffiora così la nostalgia degli Exempla Virtutis con la celebrazione dei grandi del passato come autorevole fonte di legittimazione del potere in forza del valore luminoso del carisma.
© 2013, pp. 255
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