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Il moderno e “il passato per nutrire il futuro”

Giornata di studio in onore di Giuliano Gresleri

Una giornata di studio in onore di Giuliano Gresleri

Venerdì, 25 marzo 2022

Il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna, l’Ordine Architetti di Bologna e un gruppo di amici e collaboratori di Giuliano Gresleri (1938-2020) promuovono questa occasione di incontro come momento di riflessione che intende raccoglierne e rilanciarne il lascito.

Storico e critico dell’architettura, pubblicista, artista ed altro ancora, Giuliano Gresleri è stato un intellettuale a tutto tondo, animato da un vitalismo che ha informato tutto il suo operato e che sapeva infondere fiducia ed entusiasmo.

Parteciperanno all’evento:
Fabrizio I. Apollonio, Marco Filippucci, Mario Botta, Paolo Capponcelli, Jean-Louis Cohen, Benedicte Gandini, Ezio Godoli, Johan Linton, Carlo Olmo, José Oubrerie, Danièle Pauly, Fabio Roversi Monaco, Angelo Varni, Stanislaus Von Moos

A cura di:
Dipartimento di Architettura

In collaborazione con:
Ordine Architetti PPC di Bologna

  • Data: 25 marzo 2022 dalle 15:00 alle 19:00
  • Luogo: Bologna, Auditorium Enzo Biagi, Piazza del Nettuno, 3
  • Modalità d’accesso: Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili, restrizioni in base alle normative anti COVID-19 vigenti.
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Ferite dell’anima e corpi prigionieri

Ferite dell’anima e corpi prigionieri. Suicidio e aiuto al suicidio nella prospettiva di un diritto liberale e solidale

Stefano Canestrari, ordinario di diritto penale nell’Università di Bologna, propone per Bononia University Press un’articolata indagine sul tema del suicidio in generale, e del suicidio assistito in particolare, con lo sguardo autorevole di un giurista componente del Comitato Nazionale per la Bioetica.

Nel suo volume “Ferite dell’anima e corpi prigionieri. Suicidio e aiuto al suicidio nella prospettiva di un diritto liberale e solidale” Canestrari offre una serie di strumenti per ispirare un dibattito pubblico ponderato, sottolineando la differenza tra sofferenza fisica e dolore psicologico, tra aiuto medico a morire e aiuto al suicidio nelle sue forme tradizionali, innescate da “ferite dell’anima”.

“Liceità del suicidio” e “liceità dell’aiuto al suicidio”: una distinzione fondamentale

La ricerca di Canestrari affronta e propone gli aspetti più dilemmatici che accompagnano una richiesta di aiuto a morire. La complessità della materia non consente soluzioni che si fondano su frettolose ed equivoche assimilazioni: l’autore dimostra infatti che la “liceità del suicidio” – principio fondamentale del biodiritto penale- non comporta automaticamente anche la “liceità dell’aiuto al suicidio”.

L’attenzione riservata alla persona che domanda di essere aiutata a morire conduce Canestrari ad approfondire ed analizzare le molteplici e complesse condizioni che portano alla menzionata richiesta: di qui, parafrasando il titolo, il focus sui casi in cui il corpo diventa una prigione e su quelli in cui sono le ferite dell’anima a rendere insostenibile l’esistenza.

L’aiuto a morire: le pronunce delle Corti costituzionali italiana e tedesca

Nel volume vengono analizzate e comparate le due recenti pronunce delle Corti costituzionali italiana e tedesca sul tema dell’aiuto a morire, le cui soluzioni, anche se profondamente diverse, concordano nel ritenere necessario che la richiesta di assistenza a morire si basi su una scelta libera e consapevole. Una necessità che impone di definire non solo i criteri per considerare libera e stabile la decisione, ma anche il “come” e il “chi” dovrebbe certificarla.

Qui la riflessione dell’opera diventa interdisciplinare. L’impossibilità di identificare adeguati strumenti per accertare se la decisione sia libera, consapevole e stabile è evidente di fronte alla richiesta – di per sé ambivalente- di essere aiutati a morire per mettere fine alle proprie sofferenze psicologiche o esistenziali.

Ferite dell’anima e corpi prigionieri: una prospettiva sul tema

Canestrari afferma con chiarezza che non si deve commettere l’errore di capovolgere la prospettiva e formulare un giudizio di apprezzamento relativo a condotte di agevolazione al suicidio di persone non afflitte da pregresse condizioni patologiche. La discussione su un’eventuale depenalizzazione o legalizzazione dell’aiuto a morire deve riguardare, secondo l’autore, esclusivamente l’assistenza medica alle persone malate in gravi stati patologici. In questi casi, infatti, esistono presupposti “oggettivi” per verificare la libertà di autodeterminazione di una richiesta di assistenza a morire, che pur resta un procedimento complesso e da affidare necessariamente al medico.

In proposito, l’autore sostiene che i diversi orientamenti dovrebbero convergere su un aspetto di fondamentale importanza: un’autentica libertà di scelta nelle decisioni di fine vita è presente solamente in un contesto concreto in cui le persone malate possano accedere a tutte le cure palliative praticabili e nel quale siano supportate da una consona terapia medica, psicologica e psichiatrica.

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La dittatura (poco esplorata) di Salazar

Antonio Salazar

L’«Estado Novo» del Portogallo

Domenica 4 aprile, il giornalista Angelo Varni firma per Il Sole 24 Ore una riflessione accurata e contemporanea sul periodo storico vissuto dal Portogallo nell’era del dittatore António de Oliveira Salazar, basata sulla ricerca dei professori Álvaro Garrido e Fernando Rosas.

Il volume ‘Il Portogallo di Salazar. Politica, società, economia‘, edito da Bononia University Press, ne ripercorre infatti l’intera parabola, offrendo per la prima volta al pubblico italiano una ricostruzione complessiva della lunga esperienza lusitana.

“Appare quanto mai opportuna, in questi mesi di avvio della presidenza del Portogallo alla guida del Consiglio della UE, la pubblicazione del volume della Bononia University Press dedicato al quarantennio del sistema dittatoriale dell’Estado Novo, che caratterizzò la vita politica, sociale ed economica del Paese dal 1933 al 1974,” inizia Varni.

António Salazar, professore dell’università di Coimbra, era ben lontano dai tratti carismatici e del fascino sinistro degli altri dittatori del ‘900, eppure è stato capace di soggiogare il proprio popolo per decenni.
“Apparati polizieschi, dunque; controllo rigoroso delle forze armate in funzione di mantenimento dell’ordine interno, anche; stretto legame con una Chiesa cattolica per lunghi tratti utile ausilio alla conservazione della pace sociale, ancora; fino alla gestione statale dell’economia avvalendosi degli equilibri sociali di un rigido sistema corporativo: elementi, tutti questi, indirizzati a costruire un “uomo nuovo” (…)”

“Elementi, come s’è detto, per molti aspetti non dissimili da quelli propri dei totalitarismi, ma con l’attenzione – che ne spiega in parte la longevità – a sostituire le forme violente di inquadramento sociale del fascismo e del nazismo, basate sulle organizzazioni di massa, con il richiamo a forme di condizionamento sociale più tradizionali gestite dalle élite locali civili e religiose secondo antiche e rispettate gerarchie di potere politico, culturale, economico.”

Una vicenda, quella dell’Estado Novo di Salazar, non analizzata a fondo fino ad ora dalla nostra storiografia. “Ecco che questo volume intende proprio rispondere a tale esigenza di approfondimento delle conoscenze del periodo storico che ebbe al centro la personalità di Salazar e dei suoi comlicati equilibri tra sogni riesumati del passato e durezza della conservazione del passato (…).”

“In una simile prospettiva i due autori, assai noti e riconosciuti specialisti portoghesi della materia, Álvaro Garrido e Fernando Rosas riescono a combinare con lucida capacità esemplificativa la narrazione minuziosa degli eventi succedutisi in quei decenni, con una loro raffinata e convincente interpretazione complessiva, sempre misurata, per altro, con risultati della migliore storiografia nazionale ed internazionale,” conclude Varni.

Leggi la recensione completa


Álvaro Garrido è professore ordinario presso la Facoltà di economia dell’Università di Coimbra.
Si occupa in particolare di storia economica e delle istituzioni, con contributi di ricerca sul corporativismo salazarista, sulla politica sociale dell’Estado Novo, sulla storia della pesca e del commercio marittimo. Dal 2003 al 2009 è stato direttore del Museu Marítimo de Ílhavo (Aveiro).

Fernando Rosas è professore emerito presso l’Università Nova di Lisbona, dove ha fondato e diretto l’Instituto de História Contemporânea. Nei sui studi si è dedicato soprattutto alla storia del Portogallo nel XX secolo e all’analisi del regime salazarista. È stato inoltre deputato all’Assemblea parlamentare della Repubblica portoghese dal 2000 al 2001 e dal 2005 al 2010.


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ArchAlp

ArchAlp. Rivista internazionale di architettura e paesaggio alpino

Da diversi anni lo spazio alpino rappresenta uno dei principali laboratori internazionali dove l’architettura sperimenta nuovi linguaggi e soluzioni, con uno sguardo alle sfide del mondo contemporaneo. Dalla sostenibilità ambientale alla decentralizzazione delle grandi città, coadiuvata dal Covid-19, le Alpi si confermano terreno fertile per una profonda riflessione tecnica e culturale sulla questione abitativa.

ArchAlp, rivista internazionale di architettura e paesaggio alpino, costruisce su questa eredità un dialogo transnazionale e interdisciplinare tra i più autorevoli esperti di questo territorio.

Nata dall’attività del centro di ricerca Istituto di Architettura Montana – IAM all’interno del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, oggi ArchAlp si configura come un punto di riferimento a livello regionale, nazionale ed internazionale. La rivista indaga il tema del progetto, dell’architettura e del paesaggio costruito in ambiente alpino quale ambito in cui convergono le tematiche della qualità architettonica ed energetica del costruito, dell’heritage, dell’urbanistica, dello sviluppo tecnologico sostenibile, della salvaguardia ambientale, della valorizzazione turistica, delle infrastrutture, della valorizzazione delle risorse storiche, culturali e sociali della montagna, prestando particolare attenzione alla contemporaneità e alla storia della modernità novecentesca.

ArchAlp, che si avvale della collaborazione di un comitato scientifico di alto profilo, è caratterizzata da numeri monografici incentrati su tematiche emergenti e di valenza internazionale, alternati ad uscite di carattere storico-critico e altre dedicate alle tematiche contemporanee di natura progettuale.

La nuova serie, inaugurata nel 2018 e pubblicata semestralmente da Bononia University Press, si conferma come pura espressione dello IAM, il centro di ricerca unico nel suo genere nell’ambito accademico (e non) italiano, facendo inoltre un fondamentale evoluzione con il suo rinnovato apparato iconografico.
Un’inedita narrazione costruita con i più emblematici e significativi progetti di architettura contemporanea, per raccontare la produzione architettonica di qualità delle Alpi.


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