Pubblicato il

Pillole di ArchAlp. Bernardo Bader, maestro della tradizione

L’architettura dell’austriaco Bernardo Bader, profondamente legata ai suoi luoghi di origine e in particolare all’area del Bregenzerwald nel Vorarlberg, in Austria, è oggetto di uno degli approfondimenti del n. 05 di ArchAlp, rivista di riferimento a livello internazionale sull’architettura e il paesaggio alpino; nelle righe che seguono troverete un’anticipazione dei contenuti che potrete leggere in forma estesa e approfondita sulla rivista, disponibile anche in formato Open Access su buponline.com.

La regione del Bregenzerwald è nota per la maestria artigianale dei suoi abitanti, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo del legno come materiale da costruzione. Una tecnologia che viene utilizzata secondo tecniche tradizionali insieme a elementi di sperimentazione e innovazione. Nella sua architettura Bernardo Bader sfrutta questo insieme di competenze e abilità, aprendosi professionalmente agli artigiani e alle maestranze locali.



La familiarità dell’architetto con il territorio contribuisce ad adeguare le sue risposte architettoniche ai bisogni della popolazione locale e alle loro esigenze di vita quotidiana. L’obiettivo della sua architettura è infatti quello di produrre elementi di uso quotidiano che durino nel tempo, creando un’atmosfera, uno stato d’animo. Il fine ultimo del progettista, secondo Bader, è quindi quello di produrre spazi che creino un’eco, che ispirino i nostri sensi e, attraverso di essi, la nostra mente e il nostro comportamento.

«La domanda chiave da porsi all’inizio di un processo di progettazione è fino a che punto siamo abituati ad affrontare un compito in modo aperto e imparziale […] Usiamo tutti i nostri sensi per interagire con il luogo e ascoltarlo. Questa combinazione costituisce la base per comprendere un contesto, ed è un processo infinito. Capiamo cosa c’è già e aggiungiamo qualcosa che sia il più coerente possibile. Un qualcosa che abbiamo scelto che arricchisce il contesto.» (Bernardo Bader)

Per l’architetto austriaco, lavorare insieme alle maestranze significa disporre di elevati standard di qualità, ma anche di una compartecipazione di sforzi, conoscenze e responsabilità. Tuttavia, la cooperazione è anche la base per un ulteriore sviluppo e l’instaurazione di una cultura basata sulla condivisione delle idee e delle competenze professionali. Le soluzioni migliori si creano quando i colleghi si scambiano impressioni e opinioni: questo le rende preziose e fonte di ispirazione per tutti i partecipanti, compresi i clienti, gli utenti e la cultura edilizia in generale.

Considerazioni più approfondite riguardo il lavoro di Bernardo Bader e la filosofia che si cela dietro la sua produzione architettonica sono disponibili all’interno del n. 05 di ArchAlp, disponibile anche in formato Open Access su buponline.com/prodotto/archalp.

Pubblicato il

La collezione Michelangelo Poletti in mostra a Palazzo Fava

7 aprile – 24 luglio | Bologna

La scuola pittorica emiliano-romagnola in mostra a Bologna: all’interno della splendida cornice di Palazzo Fava, la collezione dell’imprenditore Michelangelo Poletti si rivela al pubblico per la prima volta con una selezione delle opere di alcuni dei più significativi pittori della regione, in un percorso storico e artistico che dal Quattrocento si snoda fino all’Ottocento.

Il catalogo della mostra, edito da Bologna University Press, racconta l’esposizione attraverso approfondite schede, saggi introduttivi e un generosissimo comparto fotografico; il catalogo è disponibile nel sito dell’editrice.

Curatore della mostra e autore del catalogo è Angelo Mazza, che presso Bologna University Press ha già pubblicato un ampio e approfondito catalogo sulla collezione di Michelangelo Poletti nel Castello di San Martino in Soverzano, dov’è normalmente custodita nella sua interezza.

Il castello di San Martino in Soverzano, situato nei dintorni di Minerbio, in provincia di Bologna, caratterizza fortemente il territorio circostante. Non solo per via della sua imponenza, o della sua centralità storica; a renderlo meritevole d’attenzione è anche il suo stato di conservazione, che permette tutt’ora di godere di un ambiente di grande fascino e suggestione.

I meriti di quest’opera di preservazione sono da attribuire a tante persone. Come si può leggere nei due volumi pubblicati da Bologna University Press sul castello di San Martino in Soverzano, che trattano nel dettaglio la sua dimensione storica, artistica e architettonica, i proprietari vecchi e nuovi del sito medievale hanno dimostrato grande lungimiranza, promuovendo periodici restauri della proprietà. Grazie a loro è oggi possibile ammirare le decorazioni delle sue facciate interne, frutto di stratificazioni che si sono susseguite sin dal Cinquecento. Ma l’esplorazione degli spazi parte già dall’esterno del castello, che cattura subito lo sguardo con le sue mura merlate, che non furono mai teatro di grandi battaglie ma che evocano cionondimeno suggestivi scenari guerreschi, ispirati dalla storiografia e dalla cinematografia di genere.

Il segreto del castello è tuttavia nascosto nel suo cuore: un segreto che però è tale solo nominalmente, dato che la sua attuale proprietà, rappresentata dall’imprenditore e mecenate Michelangelo Poletti, ha impiegato notevoli energie e risorse per creare una notevole collezione di opere di arte antica, oggi in parte in esposizione a Bologna. Le opere che Michelangelo Poletti ha raccolto nel suo castello di San Martino in Soverzano sono varie e numerosissime, in gran parte accumunate dall’appartenenza alla scuola pittorica emiliana; la collezione consente di percorrerne le evoluzioni di stile e maniera, dal Quattrocento fino al Sette-Ottocento.

A Bologna, dal 7 aprile fino al 24 luglio, presso Palazzo Fava, è possibile ammirare la quadreria di Michelangelo Poletti: ottantacinque opere selezionate tra le più significative della collezione del castello di San Martino in Soverzano. Tra queste non possiamo non citare la pala del misterioso “Maestro dei Baldraccani”, scoperta da un illustre storico d’arte, Federico Zeri; la Presentazione del Bambino al tempio di Antonio Pirri; o le opere di Marco Palmezzano, Girolamo Genga, il Garofalo, Bartolomeo Passerotti, Lavinia Fontana, Bartolomeo Cesi, Elisabetta Sirani, Simone Cantarini, Lorenzo Pasinelli, Domenico Maria Viani, Donato Creti, Gaetano Gandolfi, Felice Giani e Pelagio Palagi.

L’esposizione è stata organizzata da Angelo Mazza, autore del catalogo della mostra edito da Bologna University Press. Nel catalogo è possibile ammirare nel dettaglio, grazie alle numerose riproduzioni, le opere esposte nella mostra, accompagnate da estese e approfondite schede che soddisfano l’appetito di quanti sono desiderosi di scoprire e approfondire la realtà storica e artistica della quadreria di Michelangelo Poletti e della scena artistica emiliano-romagnola di quasi quattro secoli.

Bologna University Press ha inoltre pubblicato il catalogo “La collezione Michelangelo Poletti nel castello di San Martino in Soverzano, dove vengono esaminate da Angelo Mazza altre numerose opere della collezione di Michelangelo Poletti; il catalogo consta di due volumi per un totale di 640 pagine.

Pubblicato il

Il moderno e “il passato per nutrire il futuro”

Giornata di studio in onore di Giuliano Gresleri

Una giornata di studio in onore di Giuliano Gresleri

Venerdì, 25 marzo 2022

Il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna, l’Ordine Architetti di Bologna e un gruppo di amici e collaboratori di Giuliano Gresleri (1938-2020) promuovono questa occasione di incontro come momento di riflessione che intende raccoglierne e rilanciarne il lascito.

Storico e critico dell’architettura, pubblicista, artista ed altro ancora, Giuliano Gresleri è stato un intellettuale a tutto tondo, animato da un vitalismo che ha informato tutto il suo operato e che sapeva infondere fiducia ed entusiasmo.

Parteciperanno all’evento:
Fabrizio I. Apollonio, Marco Filippucci, Mario Botta, Paolo Capponcelli, Jean-Louis Cohen, Benedicte Gandini, Ezio Godoli, Johan Linton, Carlo Olmo, José Oubrerie, Danièle Pauly, Fabio Roversi Monaco, Angelo Varni, Stanislaus Von Moos

A cura di:
Dipartimento di Architettura

In collaborazione con:
Ordine Architetti PPC di Bologna

  • Data: 25 marzo 2022 dalle 15:00 alle 19:00
  • Luogo: Bologna, Auditorium Enzo Biagi, Piazza del Nettuno, 3
  • Modalità d’accesso: Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili, restrizioni in base alle normative anti COVID-19 vigenti.
Pubblicato il

Open Teaching, una nuova frontiera nella condivisione del sapere

Da una collaborazione tra Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e Bologna University Press nasce Open Teaching, il progetto che vede ad oggi già 12 manuali pubblicati e distribuiti gratuitamente agli studenti in formato digitale. Dal Diritto alla Fisica, dalla Comunicazione alla Traduzione, il Sapere diventa accessibile a tutti sul sito buponline.com.

Il progetto Open Teaching, un’evoluzione in chiave didattica dell’Open Access, rappresenta un valido strumento per garantire la massima diffusione della Conoscenza in tutte le sue forme, pur nel rispetto del diritto d’autore e dell’industria editoriale.

Un testo in Open Teaching è infatti un manuale liberamente consultabile online, scaricabile sul proprio dispositivo in formato PDF e strutturato per garantire la migliore esperienza di studio possibile, a prescindere dal supporto utilizzato per consultarlo.

I manuali attualmente disponibili all’interno del catalogo sono 12, scelti con l’esplicito obiettivo di coprire quante più aree possibili del Sapere coinvolgendo alcuni tra i migliori esperti nel loro settore:

  • L’architettura della riforma del processo civile, di P. Biavati: molto aggiornato e riccamente approfondito manuale di studio della riforma del 2021 del Processo Civile, di grande attualità per ogni studioso del diritto;
  • #Passione Comunicazione, di B. Oppi, mette nelle mani del lettore gli strumenti di base e anche quelli più avanzati per lo studio e lo sviluppo di piani di comunicazione e di relazione strategica in ambito aziendale e organizzativo;
  • Lezioni di diritto dell’arbitrato, di E. Zucconi Galli Fonseca è un manuale di studio sviluppato per permettere uno studio accessibile, curato e approfondito della materia del diritto dell’arbitrato, fondamentale per il suo studio;
  • The Construction of Molecular Architectures, di C. Trombini, contiene le linee guida essenziali per chiunque voglia approcciarsi alle scienze molecolari e soprattutto alla chimica molecolare;
  • Prima di tradurre, di F. Gatta, contiene sei “lezioni” pensate per tutti gli aspiranti traduttori e mediatori linguistici, per acquisire una maggiore consapevolezza sul ruolo del traduttore e sull’importanza dell’atto della traduzione prima ancora di eseguirlo;
  • Nuovi contributi di diritto tardoimperiale e giustinianeo, di G. Lucchetti è il manuale fondamentale per chi vuole approfondire l’importanza del diritto romano ai tempi della Compilazione giustinianea;
  • Ricerche di diritto romano e fondamenti di diritto europeo, di G. Lucchetti: una raccolta di appunti che consentono di “toccare con mano” l’attualità del diritto romano nel contesto delle moderne istituzioni europee;
  • Laboratorio di arbitrato nello sport, di C. Rasia, E. Zucconi Galli Fonseca, un manuale-laboratorio per lo studio del diritto dell’arbitrato nell’ambito dello sport, con numerosi elementi multimediali per un approccio snello e approfondito alla materia;
  • Diritto, organizzazione e gestione dello sport e delle attività motorie, di C. Bottari, P. D’Onofrio, F. Franceschetti, F. Laus, R. Nicolai, G. Paruto: un testo corale e fondamentale per immergersi nel mondo dello sport professionistico grazie ai suoi approfondimenti sul diritto, la giurisprudenza, l’organizzazione degli eventi sportivi e i nuovi ruoli manageriali del settore;
  • Energia, di P. Macini ed E. Mesini, un volume attualissimo per comprendere la lotta tra le necessità di rifornimento energetico delle economie globali con le capacità produttive delle nuove fonti rinnovabili;
  • Fondamenti di critica della pena – II edizione, di D. Bertaccini, è il manuale di riferimento per chi cerca un approccio critico allo studio dei profili penalistici della materia giurisprudenziale in ambito penitenziario;
  • Pedagogia Istituzionale, di G. Santarelli, rappresenta uno dei testi più aggiornati sul rapporto tra la pedagogia e gli ambienti meno fortunati della popolazione, fondativo per un nuovo linguaggio tra istituzioni, corpi sociali e persone.

Favorire l’Open Teaching significa mettere al primo posto l’adozione delle idee e dei risultati di ricerche approfondite condotte da parte di professionisti, professori e ricercatori; vuol dire pensare prima all’inclusività e alla disseminazione del Sapere, piuttosto che ai formati dove viene esercitata. L’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna è la prima università a puntare su questa tipologia di approccio allo studio, forte del sostegno dimostrato da Bologna University Press e dai docenti che hanno aderito al progetto. Gli sforzi congiunti hanno portato a grandi risultati, nell’ordine di centinaia di download ogni mese dei singoli testi.

L’Open Teaching ha dunque un volto digitale, che si traduce anche in un formato cartaceo che lo studente, il dottorando, il professionista e chiunque sia attratto da nuove conoscenze e sia affamato di Conoscenza può trovare sul sito di Bologna University Press. Ecco che dunque l’Open Teaching rappresenta la sintesi perfetta delle necessità di approfondimento e di divulgazione di cui l’ambiente universitario ha bisogno in questo momento storico, caratterizzato dalla rapida evoluzione dei supporti e degli approcci allo studio da parte degli studenti di tutta Italia.

All’interno del sito buponline.com/open-teaching è possibile trovare tutte le pubblicazioni di Bologna University Press legate al progetto.

Pubblicato il

Ferite dell’anima e corpi prigionieri

Ferite dell’anima e corpi prigionieri. Suicidio e aiuto al suicidio nella prospettiva di un diritto liberale e solidale

Stefano Canestrari, ordinario di diritto penale nell’Università di Bologna, propone per Bononia University Press un’articolata indagine sul tema del suicidio in generale, e del suicidio assistito in particolare, con lo sguardo autorevole di un giurista componente del Comitato Nazionale per la Bioetica.

Nel suo volume “Ferite dell’anima e corpi prigionieri. Suicidio e aiuto al suicidio nella prospettiva di un diritto liberale e solidale” Canestrari offre una serie di strumenti per ispirare un dibattito pubblico ponderato, sottolineando la differenza tra sofferenza fisica e dolore psicologico, tra aiuto medico a morire e aiuto al suicidio nelle sue forme tradizionali, innescate da “ferite dell’anima”.

“Liceità del suicidio” e “liceità dell’aiuto al suicidio”: una distinzione fondamentale

La ricerca di Canestrari affronta e propone gli aspetti più dilemmatici che accompagnano una richiesta di aiuto a morire. La complessità della materia non consente soluzioni che si fondano su frettolose ed equivoche assimilazioni: l’autore dimostra infatti che la “liceità del suicidio” – principio fondamentale del biodiritto penale- non comporta automaticamente anche la “liceità dell’aiuto al suicidio”.

L’attenzione riservata alla persona che domanda di essere aiutata a morire conduce Canestrari ad approfondire ed analizzare le molteplici e complesse condizioni che portano alla menzionata richiesta: di qui, parafrasando il titolo, il focus sui casi in cui il corpo diventa una prigione e su quelli in cui sono le ferite dell’anima a rendere insostenibile l’esistenza.

L’aiuto a morire: le pronunce delle Corti costituzionali italiana e tedesca

Nel volume vengono analizzate e comparate le due recenti pronunce delle Corti costituzionali italiana e tedesca sul tema dell’aiuto a morire, le cui soluzioni, anche se profondamente diverse, concordano nel ritenere necessario che la richiesta di assistenza a morire si basi su una scelta libera e consapevole. Una necessità che impone di definire non solo i criteri per considerare libera e stabile la decisione, ma anche il “come” e il “chi” dovrebbe certificarla.

Qui la riflessione dell’opera diventa interdisciplinare. L’impossibilità di identificare adeguati strumenti per accertare se la decisione sia libera, consapevole e stabile è evidente di fronte alla richiesta – di per sé ambivalente- di essere aiutati a morire per mettere fine alle proprie sofferenze psicologiche o esistenziali.

Ferite dell’anima e corpi prigionieri: una prospettiva sul tema

Canestrari afferma con chiarezza che non si deve commettere l’errore di capovolgere la prospettiva e formulare un giudizio di apprezzamento relativo a condotte di agevolazione al suicidio di persone non afflitte da pregresse condizioni patologiche. La discussione su un’eventuale depenalizzazione o legalizzazione dell’aiuto a morire deve riguardare, secondo l’autore, esclusivamente l’assistenza medica alle persone malate in gravi stati patologici. In questi casi, infatti, esistono presupposti “oggettivi” per verificare la libertà di autodeterminazione di una richiesta di assistenza a morire, che pur resta un procedimento complesso e da affidare necessariamente al medico.

In proposito, l’autore sostiene che i diversi orientamenti dovrebbero convergere su un aspetto di fondamentale importanza: un’autentica libertà di scelta nelle decisioni di fine vita è presente solamente in un contesto concreto in cui le persone malate possano accedere a tutte le cure palliative praticabili e nel quale siano supportate da una consona terapia medica, psicologica e psichiatrica.

Pubblicato il

La dittatura (poco esplorata) di Salazar

Antonio Salazar

L’«Estado Novo» del Portogallo

Domenica 4 aprile, il giornalista Angelo Varni firma per Il Sole 24 Ore una riflessione accurata e contemporanea sul periodo storico vissuto dal Portogallo nell’era del dittatore António de Oliveira Salazar, basata sulla ricerca dei professori Álvaro Garrido e Fernando Rosas.

Il volume ‘Il Portogallo di Salazar. Politica, società, economia‘, edito da Bononia University Press, ne ripercorre infatti l’intera parabola, offrendo per la prima volta al pubblico italiano una ricostruzione complessiva della lunga esperienza lusitana.

“Appare quanto mai opportuna, in questi mesi di avvio della presidenza del Portogallo alla guida del Consiglio della UE, la pubblicazione del volume della Bononia University Press dedicato al quarantennio del sistema dittatoriale dell’Estado Novo, che caratterizzò la vita politica, sociale ed economica del Paese dal 1933 al 1974,” inizia Varni.

António Salazar, professore dell’università di Coimbra, era ben lontano dai tratti carismatici e del fascino sinistro degli altri dittatori del ‘900, eppure è stato capace di soggiogare il proprio popolo per decenni.
“Apparati polizieschi, dunque; controllo rigoroso delle forze armate in funzione di mantenimento dell’ordine interno, anche; stretto legame con una Chiesa cattolica per lunghi tratti utile ausilio alla conservazione della pace sociale, ancora; fino alla gestione statale dell’economia avvalendosi degli equilibri sociali di un rigido sistema corporativo: elementi, tutti questi, indirizzati a costruire un “uomo nuovo” (…)”

“Elementi, come s’è detto, per molti aspetti non dissimili da quelli propri dei totalitarismi, ma con l’attenzione – che ne spiega in parte la longevità – a sostituire le forme violente di inquadramento sociale del fascismo e del nazismo, basate sulle organizzazioni di massa, con il richiamo a forme di condizionamento sociale più tradizionali gestite dalle élite locali civili e religiose secondo antiche e rispettate gerarchie di potere politico, culturale, economico.”

Una vicenda, quella dell’Estado Novo di Salazar, non analizzata a fondo fino ad ora dalla nostra storiografia. “Ecco che questo volume intende proprio rispondere a tale esigenza di approfondimento delle conoscenze del periodo storico che ebbe al centro la personalità di Salazar e dei suoi comlicati equilibri tra sogni riesumati del passato e durezza della conservazione del passato (…).”

“In una simile prospettiva i due autori, assai noti e riconosciuti specialisti portoghesi della materia, Álvaro Garrido e Fernando Rosas riescono a combinare con lucida capacità esemplificativa la narrazione minuziosa degli eventi succedutisi in quei decenni, con una loro raffinata e convincente interpretazione complessiva, sempre misurata, per altro, con risultati della migliore storiografia nazionale ed internazionale,” conclude Varni.

Leggi la recensione completa


Álvaro Garrido è professore ordinario presso la Facoltà di economia dell’Università di Coimbra.
Si occupa in particolare di storia economica e delle istituzioni, con contributi di ricerca sul corporativismo salazarista, sulla politica sociale dell’Estado Novo, sulla storia della pesca e del commercio marittimo. Dal 2003 al 2009 è stato direttore del Museu Marítimo de Ílhavo (Aveiro).

Fernando Rosas è professore emerito presso l’Università Nova di Lisbona, dove ha fondato e diretto l’Instituto de História Contemporânea. Nei sui studi si è dedicato soprattutto alla storia del Portogallo nel XX secolo e all’analisi del regime salazarista. È stato inoltre deputato all’Assemblea parlamentare della Repubblica portoghese dal 2000 al 2001 e dal 2005 al 2010.


Scopri Il Portogallo di Salazar su buponline.com.

Pubblicato il

ArchAlp

ArchAlp. Rivista internazionale di architettura e paesaggio alpino

Da diversi anni lo spazio alpino rappresenta uno dei principali laboratori internazionali dove l’architettura sperimenta nuovi linguaggi e soluzioni, con uno sguardo alle sfide del mondo contemporaneo. Dalla sostenibilità ambientale alla decentralizzazione delle grandi città, coadiuvata dal Covid-19, le Alpi si confermano terreno fertile per una profonda riflessione tecnica e culturale sulla questione abitativa.

ArchAlp, rivista internazionale di architettura e paesaggio alpino, costruisce su questa eredità un dialogo transnazionale e interdisciplinare tra i più autorevoli esperti di questo territorio.

Nata dall’attività del centro di ricerca Istituto di Architettura Montana – IAM all’interno del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, oggi ArchAlp si configura come un punto di riferimento a livello regionale, nazionale ed internazionale. La rivista indaga il tema del progetto, dell’architettura e del paesaggio costruito in ambiente alpino quale ambito in cui convergono le tematiche della qualità architettonica ed energetica del costruito, dell’heritage, dell’urbanistica, dello sviluppo tecnologico sostenibile, della salvaguardia ambientale, della valorizzazione turistica, delle infrastrutture, della valorizzazione delle risorse storiche, culturali e sociali della montagna, prestando particolare attenzione alla contemporaneità e alla storia della modernità novecentesca.

ArchAlp, che si avvale della collaborazione di un comitato scientifico di alto profilo, è caratterizzata da numeri monografici incentrati su tematiche emergenti e di valenza internazionale, alternati ad uscite di carattere storico-critico e altre dedicate alle tematiche contemporanee di natura progettuale.

La nuova serie, inaugurata nel 2018 e pubblicata semestralmente da Bononia University Press, si conferma come pura espressione dello IAM, il centro di ricerca unico nel suo genere nell’ambito accademico (e non) italiano, facendo inoltre un fondamentale evoluzione con il suo rinnovato apparato iconografico.
Un’inedita narrazione costruita con i più emblematici e significativi progetti di architettura contemporanea, per raccontare la produzione architettonica di qualità delle Alpi.


Scopri tutti i numeri di ArchAlp su buponline.com.

Pubblicato il

I misteri del Codice Cospi

Il senso delle cose svelato nel codice Cospi, custodito nella Biblioteca Universitaria dell’Ateneo di Bologna

Il Resto del Carlino svela le indagini e gli studi sul manoscritto messicano custodito nella Biblioteca dell’Università di Bologna.

Leggi l’articolo on-line

Dal 1530, la Biblioteca dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna custodisce il Codice Cospi, un manoscritto azteco risalente alla fine del ‘400. Il Resto del Carlino svela alcune delle nuove analisi sui colori che compongono il manoscritto messicano, avviate a 15 anni dal primo ciclo di indagini.

In attesa dei risultati, un ampio approfondimento sul Codice Cospi è disponibile nel volume Il senso delle cose. Materialità ed estetica nell’arte mesoamericana (2017), pubblicato da Bononia University Press nella collana DISCI – Dipartimento di Storia Culture Civiltà.

Un volume che studia e analizza i significati del codice messicano da un punto di vista antropologico svelando la ricchezza, la complessità e la magnificenza della cultura mesoamericana.

Pubblicato il

Proposte editoriali

Proposta editoriale

Hai una proposta editoriale?

Per presentare una proposta editoriale riempi il modulo scrivendo i tuoi dati, il titolo del progetto editoriale e una descrizione sintetica ed efficace dello stesso. Puoi allegare anche documenti di word, immagini, pdf o power point.

Il progetto verrà valutato da un comitato di referee e la nostra redazione provvederà a contattarti per ulteriori dettagli se necessario.

Si invita ad accompagnare le proposte editoriali in ambito didattico e accademico con documentazioni e/o riferimenti che ne attestino la validità scientifica o l’autorevolezza dell’autore.

L’editore si riserva di esaminare con tempi e modi a sua discrezione i manoscritti pervenuti.
Non sarà data alcuna risposta in caso di esito negativo e, nel caso di mancata risposta entro 3
mesi
, la proposta si intende automaticamente respinta.

Grazie!

Proposta editoriale

I tuoi dati

La tua proposta

Descrivi brevemente la tua proposta.
Indica le discipline che interessano il tuo progetto.
Inserisci un link utile alla presentazione del progetto.
Fai clic o trascina i file su quest'area per caricarli. Puoi caricare fino a 5 file.
Allega file utili alla presentazione del progetto o di anteprima. Sono consentiti file in formato DOC, RTF, JPG, PDF o PPT.
=

Pubblicato il

Open Access, digitalizzazione e accessibilità della cultura

Framing Death - Bononia University Press

Bononia University Press pubblica in open access il primo volume della collana “Alphabet”, dedicata alla pubblicazione delle Tesi di Dottorato dei ricercatori dell’Università di Bologna

Open Access, digitalizzazione e accessibilità della cultura. Ne parliamo con Nicolò Gallio, autore del volume “Framing Death. La morte in diretta, tra cinema e media digitali

BOLOGNA – Nicolò Gallio è il primo autore che ha pubblicato la propria tesi di Dottorato nella collana Alphabet. Un progetto editoriale in open access per rendere accessibili a tutti i lettori la cultura e la ricerca universitaria. La collana è gratuita e digitale e offre alle tesi di dottorato l’opportunità di uscire dalla nicchia accademica attraverso un lavoro di revisione, attualizzazione e semplificazione.

“Framing Death. La morte in diretta, tra cinema e media digitali”. Che cosa si cela dietro il titolo della sua tesi di dottorato?

Il verbo “To Frame” nella sua peculiare sfumatura in lingua inglese mi ha permesso di giocare con le parole e affrontare un paradosso: la morte non si può mai veramente comprendere del tutto, per cui “incastrarla” (to frame, appunto) è impossibile. Inoltre, il frame è anche l’inquadratura cinematografica e fotografica, la lente che utilizzo per analizzare il tema del volume.

Alla luce della sua esperienza in ambito accademico in Italia e all’estero, quale crede possa essere il ruolo della digitalizzazione nella diffusione della conoscenza?

Ho sempre considerato il digitale come un volano molto importante per qualsiasi settore, in particolare viste le necessità del peculiare periodo storico che stiamo vivendo. Alcuni processi hanno subìto una grossa accelerazione, non ultimo l’accesso ad archivi e database. Durante il dottorato ho fruito di una borsa Marco Polo per effettuare una parte del lavoro di ricerca a Londra, allo Screen Media Research Centre della Brunel University e al British Film Institute. In entrambi i casi le loro risorse, compresi molti file digitalizzati, sono state determinanti per completare la raccolta dei dati.

Ogni anno centinaia di dottorandi sono autori di tesi dall’inestimabile valore culturale nei diversi rami del sapere. Come si inserisce in questo contesto un progetto in open access? Pensa che dovrebbe essere allargato anche ad altri prodotti editoriali?

Qualsiasi iniziativa che punti sul digitale e l’accessibilità è encomiabile. La fonte digitale è spesso la prima che si incontra nello studio di qualsiasi materia o argomento, le prime risorse con cui ci confrontiamo sono quelle messe a disposizione dai motori di ricerca e dalle repository online. Spesso, per motivi economici, siamo costretti ad accontentarci delle fonti che troviamo a prezzi più abbordabili, ma questo ha un impatto sulla qualità della ricerca. Se consideriamo la pubblicazione in ambito accademico il modello di business non prevede di vendere copie come nell’editoria “tradizionale”, e l’open access rappresenta un valido strumento per superare un pubblico di nicchia e rendere il tuo lavoro di ricerca più appetibile per un’audience più vasta. Una doppia accessibilità sia legata alla gratuità dell’offerta che all’adattamento delle opere in un formato più comprensibile per un lettore non specialista.

Lei è stato il primo autore a entrare a far parte della collana Alphabet. Come descrive il processo di digitalizzazione della sua tesi di dottorato?

La prima cosa che ho fatto è stato rileggere lo scritto e immaginarmi un lettore diverso, nuovo. Ho modificato ciò che poteva risultare troppo tecnicistico (soprattutto nella forma e nel metodo di citazione delle fonti). Così ha fatto anche l’editor di BUP, fornendo utili suggerimenti in vista di una semplificazione testuale. Abbiamo ricontrollato le fonti digitali, i link e tutti i riferimenti web, seguendo infine le indicazioni della peer review.

Ritiene che una ricerca scientifica possa essere valorizzata attraverso una pubblicazione in open access?

Il punto chiave di una pubblicazione in open access, a mio avviso, è quello di abbattere le barriere economiche di accesso al lavoro di ricerca. Il mio testo è un volume che può parlare a diversi tipi di pubblico e nicchie di studio: non sempre questi pubblici hanno disponibilità economiche per accedere a contenuti trasversali a diverse discipline accademiche.

Lei è dottore di ricerca in Studi teatrali e cinematografici, nonché consulente di marketing e comunicazione. Come descriverebbe il futuro dell’editoria accademica in sole tre parole?

Internazionale, accessibile e sostenibile.

Internazionale, perché di per sé il DNA della ricerca deve essere contaminato da una ricchezza di stimoli provenienti da persone e ambienti differenti. Infatti, si possono avere prospettive più ampie solo se ci si confronta con esperienze di vita diverse e visioni del mondo anche agli antipodi.

L’accessibilità, invece, richiama la necessità di ridurre quante più barriere possibili alla divulgazione dei prodotti della ricerca, troppo spesso relegati alla fruizione nei soli dipartimenti dove sono sviluppati, o nel ristretto ambito degli specialisti della materia.

Infine, va configurato un modello di business sostenibile e scalabile ma che si adatti alle specifiche esigenze delle diverse realtà editoriali, anche affrancandosi dai grossi player del mercato.

— a cura di Giulia Bergami
© Bononia University Press 2020